NUCLEARE

meglio attivi oggi che radioattivi domani

Il governo Berlusconi – a vent’anni dal referendum che, dopo il grave incidente di Cernobyl del 26 aprile 1986, ha decretato la rinuncia dell’Italia alla produzione di energia nucleare – ha annunciato in pompa magna che entro il 2013 partiranno i lavori per le nuove centrali nucleari italiane. Il ministro Scajola ha detto che quelle italiane saranno “centrali di terza generazione avanzata” – espressione tanto rassicurante quanto priva di significato scientifico – ma si è ben guardato dallo specificare quante saranno queste centrali, quale potenza avranno e – soprattutto – dove saranno localizzate.
Il ministro Bossi ha dichiarato che i Padani sono pronti ad accettare le centrali nucleari perché sono persone civili e non vogliono rinunciare al frigorifero e al condizionatore.
Berlusconi ha detto che il nucleare ci libererà dalla dipendenza petrolifera, dimenticando che l’Italia non produce uranio, minerale che peraltro inizierà a scarseggiare già nel 2025.
Gli impianti nucleari in funzione nel mondo sono oggi 439, molti dei quali, ormai obsoleti, quando saranno chiusi non verranno rimpiazzati. I nuovi impianti in costruzione sono solo 36, localizzati soprattutto in Russia e in Cina, mentre alcuni paesi europei (Belgio, Germania, Olanda, Spagna e Svezia) hanno già deciso di abbandonare questo tipo di energia.
E come pensano Berlusconi, Bossi e Scajola di affrontare la questione, mai risolta, delle scorie radioattive?
C’è poi il problema della pericolosità e sicurezza delle centrali: non solo quella legata ai possibili incidenti, con il rischio di fughe radioattive, ma anche quella relativa alle centrali come potenziale obiettivo di attentati terroristici. Il che significa che le centrali nucleari comporteranno un’ ulteriore militarizzazione della società e del territorio, con conseguente limitazione della libertà di manifestare il proprio dissenso dalle politiche del governo (il quale, è prevedibile, non esiterà un secondo a criminalizzare i dissidenti e ad utilizzare le cosiddette “forze dell’ordine” contro di loro).
Il fatto è che il nucleare, per sua stessa natura, è una tecnologia accentrata e autoritaria, fuori dal controllo dei cittadini (non a caso il nucleare “civile” è storicamente un sottoprodotto delle ricerche “top secret” che hanno portato alla fabbricazione della bomba atomica), figlia di un’epoca industriale ad alto consumo di energia e di materie prime che, per ragioni economiche ed ecologiche, deve essere superata.

Perché non viene dato spazio ad energie alternative e rinnovabili come quella solare?

Ciò di cui oggi c’è bisogno, se vogliamo perlomeno tentare di evitare il collasso del pianeta (e non è detto che siamo ancora in tempo), è una rete diffusa di energie rinnovabili, con fonti differenziate e tecnologie efficienti. Ma soprattutto è necessario avviare una seria politica di risparmio energetico, con consumi minori e più razionali, in un ottica di decrescita e riconversione ecologica dell’economia e della società. Il governo e la potente lobby del nucleare, capitanata dall'Enel, hanno avviato la loro campagna a favore delle centrali.

Fermiamoli, fin che siamo in tempo.
Meglio attivi oggi che radioattivi domani.


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