NOI LAVORATORI DEL COMUNE DI MILANO

PRENDIAMO LA PAROLA

giornalino del comitato di lotta dei lavoratori del Comune di Milano

numero 8 9 giugno 1999

Dal numero precedente a quello attuale c’è di mezzo una guerra… e non solo. Per frenare il movimento contro la guerra, hanno pure montato una nuova ondata di terrorismo, con la conseguente campagna antiterrorismo; e Albertini e la sua giunta hanno colto l’occasione per dire tra le righe che nella lista dei sovversivi ci siamo anche noi del Comitato di Lotta e di prendiamo la parola. "Tra le righe", certo: l’avessero fatto esplicitamente, avremmo reagito con fermezza, tra l’altro ricorrendo immediatamente alle vie legali.

Questo numero è quasi tutto occupato da informazioni che vengono da fonti che – secondo "loro" – non sono assolutamente sospette: va bene Il Sole - 24 Ore ? E il New York Times? Giornali assolutamente non "eversivi", anzi! Notizie dalla parte "giusta", dunque: non solo sulla guerra, ma anche – nella seconda parte di questo giornalino – sul processo di privatizzazione negli enti pubblici, che incombe sempre più.

1°) quando Il Sole - 24 Ore parla seriamente di guerra …

Ricordate che nei primi giorni di guerra ci raccontavano che in questa guerra non c’erano in gioco particolari interessi economici. Usavano toni solenni per parlarci di "intervento umanitario", di bombe "intelligenti"… Poi, ad un tratto, hanno smesso con le frottole.

Infatti, allo scadere del primo mese di bombardamenti, il giornale della Confindustria ha cominciato a dire le cose come stavano…

 

Il Sole - 24 Ore – mercoledì 21 Aprile 1999

La posta in gioco nella guerra del Kosovo è il controllo dei "corridoi"

Quella dei corridoi non è soltanto una battaglia: è la posta in gioco nella guerra del Kosovo. La prima direttrice corrisponde al Corridoio n. 10 e attraversa i Balcani dal Sud fino al Nord Europa con le sue diramazioni verso la Russia. Quella Est-Ovest ha il Corridoio n. 8 che dal Mar Nero taglia per Bulgaria, Macedonia e Albania fino alle sponde dell’Adriatico. Queste sono le due autostrade dell’energia che con gli oleodotti dovrebbero portare direttamente in Europa le risorse energetiche dell’Asia centrale e di una parte del Medio Oriente. [I corridoi sono composti da autostrade, da una linea ferroviaria ad alta velocità e, soprattutto, da un gasdotto e dal più grande oleodotto della storia europea: un colossale affare di miliardi di dollari]. La scelta di queste direttrici e l’eventuale esclusione della Russia costituisce da tempo il campo di battaglia strategico dei Balcani. Lo sviluppo dell’asse Est-Ovest (Corridoio 8) è appoggiato dagli Stati Uniti, che hanno l’obiettivo di tagliare fuori Mosca [che perderebbe ogni residua possibilità di costruirsi un futuro economico e politico indipendente dai condizionamenti delle grandi istituzioni finanziarie internazionali controllate dall'Occidente].

Da parte sua l’Italia è fortemente interessata al Corridoio 8, che permetterebbe una rivitalizzazione dei porti del Sud (Bari e Brindisi) e darebbe un impulso notevole all'economia del Mezzogiorno.

Il Sole - 24 Ore – domenica 16 Maggio 1999

Dietro la guerra, i "corridoi"

Qual è il significato strategico di questa guerra, l’ultima del secolo, o forse la prima del ventunesimo? "Siamo qui anche per difendere le vie di comunicazione Est­Ovest e dell’energia", si è lasciato sfuggire il generale britannico Mike Jackson, che comanda le forze di terra Nato in Macedonia. L’importanza strategica della Jugoslavia è nella posizione che occupa come più importante via di comunicazione terrestre tra l’Europa, il Medio Oriente e le rotte del petrolio in Asia e nel Caucaso.

…È l’idea di dare ai nuovi stati dell’ex "Impero rosso" un’alternativa al monopolio di Mosca sui grandi assi commerciali con il Transport Corridor Europe­Caucasus­Asia, in sigla traceca, appoggiato con forza anche dagli Usa. L’asse euro­asiatico, dal punto di vista americano, ha il doppio vantaggio di tagliare fuori Mosca e Teheran e di consolidare il ruolo di stato­cerniera tra Est e Ovest del principale alleato Usa nella regione, la Turchia.

…Sono previsti investimenti da qui al 2015 per 90 miliardi di Ecu e interventi su 18mila chilometri di strade, 20mila di ferrovia e 13 porti marittimi…

 

Dopo quasi due mesi di guerra, Il Sole - 24 Ore parla con molta chiarezza in un articolo dal titolo "Dietro la guerra, i corridoi", che si conclude così: "Questa oggi è la complicata realpolitik di quella che è stata definita

la guerra "etica"

del Kosovo".

Altro che guerra umanitaria, dunque! È proprio vero che la logica del profitto e dell’interesse economico è sempre quella che guida i padroni di tutto il mondo, anche a costo di distruggere migliaia di vite umane!

Il Sole - 24 Ore – domenica 9 maggio 1999

NEW YORK APPESA

AL FILO DEL KOSSOVO

Nel caso in cui la situazione europea dovesse drasticamente migliorare, grazie a una soluzione diplomatica della guerra, potrebbero anche sorgere pressioni molto forti sul dollaro e i consumatori americani potrebbero essere costretti a ridimensionare in breve tempo i propri consumi. L'economia statunitense potrebbe conoscere un improvviso quanto deciso rallentamento. La Borsa di Wall Street potrebbe scendere più o meno drammaticamente.

 

Ed ecco una conferma di questa logica del profitto: scritta non su un giornale estremista, ma su quello della Confindustria!

…come dire che la guerra deve continuare, se no agli americani gli affari in borsa vanno male!

La ciliegina sulla torta si trova sui giornali americani: il consigliere di Madeleine Albright parla chiaro… e duro! Salvo poi incaricare qualche scagnozzo di venirci a parlare di umanità e di etica…

 

New York Times - 28 marzo 1999

Il pugno della forza americana è ciò di cui il mondo ha bisogno adesso, perché la globalizzazione funzioni. L'America non può aver paura di agire da superpotenza onnipotente quale è. La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza questo pugno. McDonald's non può prosperare senza McDonnel Douglas, il progettista degli F-15. E questo pugno, che tiene al sicuro il mondo per la tecnologia di Silicon Valley, si chiama Esercito americano, Forza aerea, Marina militare e marines.

Firmato : Thomas Friedman, consigliere di Madeleine Albright

Il grande economista egiziano Samir Amin in un commento molto preoccupato su queste affermazioni, conclude così:

Ogni lotta per una vera democrazia non è separabile da quella contro l’egemonia di Washignton.

nota bene – Samir Amin non è un sovversivo, è soltanto uno studioso serio!

Se terrorista è uno che tira le bombe e che uccide, non possiamo non schierarci a favore delle sue vittime e contro di lui: ed è per questo che lo striscione del Comitato di Lotta era ben visibile alla manifestazione milanese del 13 maggio scorso, in occasione dello sciopero indetto dal sindacalismo di base (vedi foto); anche per questo abbiamo partecipato alla raccolta di fondi in solidarietà ai lavoratori jugoslavi che in questa guerra hanno visto distruggere la propria fabbrica (vedi foto a pag.4); i primi 200 milioni raccolti saranno consegnati il 13 giugno prossimo ai lavoratori della Zastava, la più importante fabbrica di auto jugoslava.