PRENDIAMO LA PAROLA
giornalino del comitato di lotta dei lavoratori del Comune di Milano
numero 13 / 20 giugno 2000

L’ultimo numero prima delle ferie 2000 esce in concomitanza con questa strana lotta–non–lotta che la maggioranza della RSU ha indetto nella mattinata del 20 giugno. Leggete in quarta pagina i testi “incriminati” relativi alla preintesa sulla refezione scolastica: e poi giudicate voi…

Nel paginone centrale parliamo della privatizzazione degli acquedotti, qui a Milano sostenuta e gestita in particolare dalla CGIL (chissà in cambio di che cosa…): fa piacere sapere che in Inghilterra e in Francia ci sono già prove sufficienti per dire che era meglio non privatizzare né l’acqua né gli acquedotti. Fa moltissimo piacere sapere che in una città come Grenoble (capoluogo di provincia nel Sud della Francia), dopo undici anni dalla sua svendita, l’acquedotto è stato riacquistato dall’amministrazio- ne comunale.

Quali conseguenze negative sulla salute e sui portafogli dei milanesi bisognerà attendersi e quante privatizzazioni e svendite ci vorranno ancora, prima che a Milano succeda altrettanto?

l’imbroglio delle privatizzazioni

Cgil-Cisl-Uil-Csa e maggioranza RSU fanno entrare dalla finestra quello che i lavoratori hanno buttato fuori dalla porta

Dopo aver espresso in più occasioni e in più assemblee il NO alle privatizzazioni dei servizi, organizzando anche scioperi molto riusciti, i lavoratori sono stati ancora una volta gabbati da chi diceva di tutelarli.

I confederali, la CSA (composta dai delegati fuoriusciti dalla Cisl, capofila Aldo Tritto) e la maggioranza RSU, dopo aver affermato di essere contrari alle privatizzazioni e alle esternalizzazioni dei lavoratori, il 2 giugno 2000, senza tenere in alcuna considerazione i lavoratori (come era già successo per l’acquedotto), hanno firmato una “preintesa sul personale della refezione scolastica”, avallando la posizione dell’amministrazione comunale.

Così la giunta Albertini-De Corato ha incassato il beneplacito dei sindacati, che le permetterà di procedere alla privatizzazione di tutti gli altri settori, a partire dalle biblioteche, dai musei, dai cimiteri, oltre che tutta l’area tecnica, ecc. ecc.

Di fronte alle proteste dei lavoratori, la Cgil 3 giorni dopo usciva con un comunicato che “ribadiva la sua posizione contraria alla costituzione della SPA per la refezione scolastica”, pur avendo firmato la preintesa.

Il Comitato di lotta ed i sindacati di base da tempo hanno iniziato azioni e lotte contro le privatizzazioni; l’ultimo sciopero del 9 giugno 2000, nonostante il boicottaggio dei confederali e dei loro delegati nella RSU, ha visto la partecipazione di oltre il 30% dei lavoratori comunali (l’amministrazione ha dichiarato il 27% di adesioni allo sciopero: permetteteci di arrotondare un pochino!).

La forte opposizione espressa alle privatizzazioni e la crescente   resistenza alle esternalizzazioni sono una spina nel fianco per chi vuole vendere servizi e lavoratori.

Per imbrogliare le carte, i delegati RSU dei sindacati confederali (primi tra tutti i delegati che fanno capo alla corrente di Alternativa Sindacale della CGIL) e della CSA hanno convocato per la mattina del 20 giugno una giornata di “lotta retribuita” (?!) di tutto il Comune di Milano con assemblea presidio a Palazzo Marino e relativa conferenza stampa (in luogo sicuro, lontano dalla piazza: sarà in via Dogana).

Basta con gli imbrogli! Far finta di essere contro le privatizzazioni per poi farle passare è da sempre il gioco dei servi dei padroni.

Noi continueremo la nostra lotta sui nostri obiettivi.


9 giugno 2000 – sciopero contro le privatizzazioni

Cgil Cisl Uil

la vergogna continua

Da un anno ormai poteva essere aperta al Comune di Milano la contrattazione integrativa prevista dal nuovo contratto degli enti locali.
Invece solo da un paio di mesi le RSU hanno presentato all’ammini-strazione una piattaforma senza sottoporla alle assemblee dei lavoratori.
Per la precisione, sono state fatte non più di 5 assemblee, la maggior parte delle quali ha approvato mozioni contro le privatizzazioni e le esternalizzazioni. Questo ha fatto capire che era meglio non insistere: troppo alto era il rischio che i lavoratori rifiutassero una piattaforma che, nel frattempo, i sindacati stavano già giocandosi al tavolo di trattativa: basta con le assemblee, quindi. Tanto, ormai, la democrazia sindacale siamo tutti d’accordo che fa parte di una favola…
Intanto, dal tavolo di trattativa è uscito un accordino sul premio di produttività 1999 che cerca di far contenti tutti: così i sindacati confederali ci fanno pure la bella figura che sono riusciti a “strappare” soldi per tutti quanti! Entro giugno 2000 dovremmo trovarci in tasca da 1.750.000 a 2.500.000 lorde.
“Ogni lavoratore prenderà di più dell’anno scorso” si affretta a dire il trombone di turno della Cgil. Il City Manager Stefano Parisi precisa subito che però questa pacchia finisce qui: “L’anno prossimo la produttività cambierà per ciascun singolo dipendente”. Questo vuol dire, per esempio, che a partire dal 1° gennaio 2000 chi avrà la disgrazia di ammalarsi a lungo sarà punito…
Quanti saranno i lavoratori comunali che nel corso dell’anno prossimo prenderanno parecchio di meno di quest’anno?
L’importante è che intanto questo accordo sul premio di produttività permetta loro di far passare tutto il nulla (o addirittura le porcate) di cui sarà composto il contratto integrativo, una volta firmato.

troppi motivi per gridare

Milano svende l’acquedotto,
mentre Grenoble se lo ricompra!

In Francia la gestione privata delle acque è stata introdotta molti anni fa, ed oggi ben il 77% della popolazione francese è servita da società private, che complessivamente hanno un giro d’affari di 13.500 miliardi di lire all’anno.

Un primo dato che emerge da numerosi studi è che i prezzi per il consumo di acqua praticati dai privati sono spesso più elevati di quelli praticati dal servizio pubblico. Ciò è dovuto al fatto che gli industriali dell’acqua hanno approfittato della possibilità di avere contratti a lunghissima durata (20 anni) e quindi di avere in sostanza assicurato un lungo monopolio della gestione del servizio idrico di una città per praticare aumenti del tutto ingiustificati. Si consideri che dal 1990 al 1997 il prezzo dell’acqua è aumentato del 64,5%.

Un secondo problema emerso in tutta la sua gravità è quello dell’inquinamento e disinquinamento delle acque. La legge francese prevede che tutti coloro che usano l’acqua a fini industriali o agricoli versino un canone alle autorità pubbliche, le quali hanno poi il compito di finanziare progetti di disinquinamento.

In numerosi casi il denaro versato dai più grossi inquinatori è stato, di fatto, restituito loro attraverso gli aiuti al disinquinamento. Come nota l’economista Jean Gatty: “può essere più vantaggioso per un inquinatore pagare il canone e poi ricevere l’aiuto per il disinquinamento, piuttosto che fare lo sforzo di non inquinare”.

In questo contesto di sfruttamento delle risorse e delle tasche dei cittadini è emblematica la vicenda della città di Grenoble. Il 20 marzo 2000 questa municipalità ha di fatto messo fine al contratto di concessione del servizio delle acque, e a uno scandalo politico-finanziario che è durato 11 anni ed ha portato in prigione l’ex sindaco (e ministro) Jean Carignon.

È la prima volta che una città riprende il controllo del proprio servizio idrico e apre la via a rinegoziazioni più favorevoli agli interessi della collettività.
22 maggio a Bonola: l’assemblea che ha deciso lo sciopero contro le privatizzazioni   

Assemblea a Bolola

L’ACQUA, LA VITA,

LA PROPRIETÀ PRIVATA

Al Forum del 2000 della Commissione mondiale per l'acqua - promossa a fine marzo da Onu e Banca mondiale, i rappresentanti dei governi hanno ammesso:

1 miliardo e 680 milioni di esseri umani non hanno accesso all’acqua potabile. Ma bere, dicono, è un bisogno non un diritto universale. L’acqua non è la fonte della vita ma una merce, come il petrolio: appartiene a qualcuno e deve avere un prezzo.

Privilegiare la tesi del bisogno, anziché il principio del diritto, rappresenta un vantaggio soprattutto per il settore privato. Infatti, presenti in massa e attivamente al Forum, c’erano i dirigenti delle grosse società che si stanno spartendo il mercato mondiale dell’acqua: Suez-Lyonnaise, Vivendi, Nestlè-Perrier, Nuon, ecc.

Oltre a definire l’accesso all’acqua come un bisogno, il secondo punto della dichiarazione dell’Aja consiste nel dare all’acqua un valore economico in quanto bene economico, secondo le regole del mercato e della libera concorrenza.

Via libera, quindi, alla “petrolizzazione” dell’acqua che condurrà ad una situazione di oligopolio mondiale (poche aziende proprietarie) e di monopoli privati a livello locale.

In Inghilterra e in Francia si è assistito ad una effettiva confisca dei “poteri di proprietario” delle istituzioni pubbliche ad opera del privato. È quest’ultimo che di fatto fissa i prezzi, le norme, gli standard, ecc.

Come dimostrano l’esperienza inglese (totale privatizzazione dell’acqua, introdotta nel 1989) e quella francese, la privatizzazione non è servita a migliorare la situazione della gestione dell’acqua, né in termini di prezzo, né in termini di qualità dei servizi, né dal punto di vista della trasparenza, della responsabilità e della diminuzione della corruzione.

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Foto dalla manifestazione di protesta del 20 Giugno 2000

Bolivia – un esempio di lotta e di vittoria
contro la privatizzazione della rete idrica

Iniziata nella città di Cochabamba contro la privatizzazione della rete idrica e il conseguente rincaro delle tariffe per l’acqua, la protesta si è propagata in pochi giorni in tutta la Bolivia: strade bloccate dai contadini in rivolta per rivendicare l’utilizzo dei pozzi rurali, università in mano agli studenti insorti in nome del diritto allo studio, piazze gremite di operai contrari alla militarizzazione del paese costata in poche settimane sei morti e innumerevoli, pesanti scontri.

Non è un caso che le proteste abbiano preso il via proprio tra i combattivi campesinos di Cochabamba. Scesi in strada in 20mila a contestare il rincaro dei servizi idrici e appoggiati dall’altrettanto intransigente sindacato agrario, i contadini hanno ottenuto la rescissione del contratto per la gestione della rete idrica affidata al ricco consorzio statunitense Agua de Tunari.

L’accordo per l’investimento americano di 214 milioni di dollari in tre anni è stato stracciato sotto la pressione popolare.

refezpreintesa.jpg (140666 byte) …e il volantino con cui la stessa CGIL ribadisce la sua posizione contraria
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vertenza mansioni superiori

Partono nelle prossime settimane, finalmente, le prime vertenze sulle mansioni superiori. Alla prima udienza in tribunale debbono essere presenti tutti gli interessati.

Le prime udienze in calendario sono:
21 giugno – Segnaletiche e Acquedotto
6 luglio – Biblioteche
7 luglio – Autoparco
29 settembre – via Amari.

Nel frattempo chi fosse tuttora interessato a ricorrere al tribunale per ottenere il riconoscimento delle mansioni superiori svolte può contattarci.