PRENDIAMO LA PAROLA

giornalino del comitato di lotta dei lavoratori del Comune di Milano

numero 14 / 6 settembre 2000

anno 2000: lavoratori comunali 3000 (in meno!)

è i numeri: 3000 in meno

  • A Capodanno, un migliaio di lavoratori del Comune di Milano delle scuole elementari sono diventati statali, a seguito di una legge che ha dimenticato di disciplinare le posizioni acquisite e ha consegnato ai singoli dirigenti scolastici il potere di determinare il futuro delle "risorse umane".
  • Durante le ferie estive sono stati siglati il protocollo per la cessione ad una società per azioni di un migliaio di lavoratori comunali della Refezione Scolastica e per il passaggio di un altro migliaio di docenti e personale delle scuole civiche a una costituenda Fondazione in odore (pardon, puzza; o meglio, putrefazione) di lottizzazione politica prima ancora di nascere.
  • Oltre 500 lavoratori del Servizio idrico sono in fase di transizione verso una società per azioni; centinaia di commessi, con la mobilità interna, sono spostati nei servizi museali in vista del definitivo passaggio (anche loro!) verso una Fondazione; centinaia di lavoratori dei servizi tecnici attendono che venga definita la forma giuridica finale per la loro esternalizzazione.

è Parisi informa (e decide)

Il Direttore Generale Parisi informa i lavoratori comunali sull’opportunità dell’esternalizzazione, considerato che "…oggi, dopo che il settore privato si è ristrutturato e non espelle più grandi quantità di lavoratori (bontà sua, padroni e sindacati non si sono mai espressi in maniera così sincera durante le ristrutturazioni, n.d.r.), è proprio la grande amministrazione ad essere costretta a riorganizzarsi in nuove forme gestionali…".

Secondo questa linea di pensiero, i lavoratori espulsi devono continuare a fare lo stesso lavoro e nel medesimo luogo di prestazione, ma con un padrone diverso, con un altro contratto, con un generalizzato livellamento al ribasso, meno diritti sindacali e maggior facilità di licenziamento.

Nel nuovo Comune leggero, un manipolo di dirigenti superpagati governa un migliaio di quadri (7i e 8i livelli), il cui trattamento economico è fatto dipendere dal grado di fedeltà e dalla capacità di gestione del mosaico di tipologie contrattuali votate alla flessibilità, fungibilità, temporaneità.

è Verso nuovi contratti al ribasso

Particolarmente istruttiva risulterà l’applicazione del contratto nazionale Federculture ai lavoratori della Fondazione delle scuole civiche: meno ferie, meno diritti sindacali, determinazione unilaterale dell’orario di lavoro (fino a 48 ore settimanali e possibilmente senza maggiorazione salariale per plusorario, né indennità di turno, lavoro notturno e lavoro festivo), straordinari obbligatori e, in caso di esuberi, niente ammortizzatori sociali.

è Ma noi cosa facciamo?

Tocca a noi lavoratori scardinare questa logica del divide et impera, partendo dal rifiuto di qualsiasi esternalizzazione, e costruendo organismi di difesa che raggruppino tutti i lavoratori dei servizi pubblici, indipendentemente dalle tipologie contrattuali (full time, part time, a tempo indeterminato, appaltati, a termine, temporanei, a ritenuta d’acconto, consulenti ecc.).

Dobbiamo riuscire a conquistare pari diritti per tutti, ma il presupposto di partenza deve essere che le garanzie vanno attribuite subito a chi non ce le ha, e non – come fanno gli accordi sottoscritti – strapparle a chi le ha, come se si trattasse di privilegi.

< 9 giugno 2000 – il 27% dei lavoratori comunali ha partecipato allo sciopero

contro le privatizzazioni, indetto dai sindacati di base e dal comitato di lottaPremio di produttività

A TANTI POCO (o niente) – E TANTO A POCHI !

All’inizio dell’estate tutti i lavoratori comunali si sono trovati tra le mani il numero 1 di un multicolore giornalino propagandistico intitolato "in comune" (roba degna della miglior propaganda fascista). In quelle pagine il nostro caro ex-direttore generale Parisi ("caro" perché costoso: 600 milioni all'anno; "ex" perché ingaggiato da poche settimane come direttore generale della Confindustria) esalta la bontà dei nuovi premi di produzione, in un articolo destinato a "dissipare le voci e guardare in faccia la realtà". Nel suo scritto difende a spada tratta il nuovo sistema, che si dovrà basare sui risultati ottenuti, suggerendo inoltre dei correttivi per il 2000 come l'attribuzione di un "peso" ai vari obiettivi. Inoltre, a suo parere "tutti anche in modo indiretto possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi".

Il guaio è che, dopo tutte queste chiacchiere, a tutti i lavoratori è stato propinato un premio "egualitario al ribasso" (tranne che ai dirigenti – vedi qui sotto).

Noi comunque ripetiamo che a questi giochi non ci stiamo; i tanto decantati "criteri" ci sembrano fatti apposta per lasciare la porta aperta ai clientelismi e per creare invidie e divisioni tra i lavoratori, che a seconda del settore di appartenenza si vedranno attribuito un premio diverso. Se per Parisi condividere il premio serve a creare uno spirito di squadra, e gli obiettivi poi sono le privatizzazioni e le esternalizzazioni, noi siamo fieri di non voler far parte di questa squadra e di continuare anzi a fare i "guastatori": un buon esempio lo abbiamo già dato con lo sciopero del 9 giugno scorso.

Noi del comitato di lotta rivendichiamo con forza (e con una punta di orgoglio) il fatto di essere – insieme ai sindacati di base – "brodo di coltura" della resistenza ai progetti di smantellamento del pubblico impiego. Alla faccia di chi preferisce additarci ai mass-media come terroristi o fannulloni.

HANNO FIRMATO IL CONTRATTO INTEGRATIVO:

quello dei dirigenti, non il nostro!

Il periodo delle ferie, si sa, è quello migliore per far passare robe come queste: noi qui ad aspettare un qualche esito a una contrattazione integrativa che ci otterrà qualche briciola (grazie all’abilità "concertativa" dei nostri mai sufficientemente insultati sindacati confederali); loro, i dirigenti, a concludere in quattro e quattr’otto una trattativa contrattuale che neanche si sapeva aperta.

E ad ottenere mica poco, a cominciare dal premio di produttività: si tratta di un sistema simile a quello del premio di produttività infelicemente inaugurato con noi pochi mesi fa (infelicemente, perché ha provocato guai e proteste dappertutto): anche quello dei dirigenti è composto dall’indennità di posizione (da 40 a 100 milioni annui) più l’indennità di risultato (un aumento dell’indennità di posizione del 15, 30, 40% a seconda del grado di raggiungimento degli obiettivi).

Insomma, il contratto integrativo porterà ogni anno nelle tasche di tutti i dirigenti del comune di Milano da un minimo di 46 a un massimo di 140 milioni, oltre allo stipendio contrattuale. Nota bene: il dirigente che dovesse prendersi "solo" 46 milioni sarebbe il più scalcagnato dei dirigenti e rischierebbe di essere rimosso dal suo incarico: è infatti prevista, in caso di risultati particolarmen-te negativi, anche la "rimozione"; a meno che l’interessato accetti la "risoluzione consen-suale", che gli permet-terebbe di andarsene con 24 mensilità aggiuntive! (come dire: io voglio licenziarti; se tu però fai finta di essere d’accordo, e te ne vai, io ti regalo 150 milioni!)

L’ultima chicca: vi ricordate che dai tempi del craxismo in poi tuonavano "chi sbaglia paga!"? Bene: il contratto integrativo dice che no, basta coprirsi con qualche assicurazione, pagata naturalmente dall’ente pubblico. (Vedi il ritaglio qui sopra dal "Sole 24 Ore").

AAA Appaltansi Asili Nido ! >>>

E chi l’avrebbe mai detto, anche solo pochi anni fa, che anche gli asili nido sarebbero finiti nel giro degli appalti?

L’inserzione su un numero recente del Corriere della Sera lo dimostra: ecco la svendita al ribasso degli asili nido, cioè della cura dei nostri bimbi, che a partire da quest’anno cominciano ad essere affidati alla gestione privata. Si inizia con i bimbi del nido di via Mac Mahon 100; poi, nei prossimi anni, vorranno completare l’opera. Chissà se anche i bimbi di Milano 2, che attualmente frequentano scuole pubbliche per loro allestite all’interno di un’invidiabile cittadella immersa nel verde, saranno soggetti alla stessa logica del profitto, del ribasso, dello sfruttamento degli insegnanti, sempre più precari e demotivati???

Ancora sul 1° numero di "In Comune", "dedicato ai dipendenti del Comune", il nostro strapagato ex direttore generale fa un altro commento sulla reazione dei lavoratori degli ultimi mesi rispetto alla privatizzazione dei servizi.

Stefano Parisi insiste nel dire che "vi sono attività che non hanno futuro, se gestite all’interno del Comune", per mancanza di organizzazione, controlli, autonomia gestionale a livello economico; se un settore è attivo e produce, deve poter spendere per sé i soldi e non farli finire nel calderone generale, così dice Parisi (non vi richiama alla mente il Bossi e gli industriali del Nord Est?).

Chi negli ultimi mesi ha scioperato, manifestato, presidiato, partecipato alle assemblee per dire no alle privatizzazioni, non voleva certo dire che la gestione dei servizi comunali così com’è sia da salvare, anzi!

I lavoratori sanno bene come sono stati spesi i soldi dei cittadini (e quindi anche i loro) all’interno dei vari settori: di ogni settore si potrebbe scrivere un libro bianco sul clientelismo, abusi di potere, mafia, tangenti, sprechi, furti: il tutto fatto con arroganza e ricatti, e bellamente e allegramente impunito.

Il servizio pubblico così com’è stato gestito fino ad oggi è da cambiare. La gente è stufa di assistere al degrado, ad una gestione mafiosa, clientelare dei servizi, ma è anche stufa di sentirsi raccontare balle del tipo "il privato è bello, è meno caro e funziona".

Infatti, i dati sulla privatizzazione di alcuni servizi essenziali come gli acquedotti (vedi il numero precedente di Prendiamo la Parola), e la refezione sono davvero sconfortanti.

Nei comuni dell’hinterland milanese dove la refezione scolastica è privatizzata da tempo, ogni anno nelle scuole si verificano casi di salmonella, le tariffe sono aumentate, i lavoratori (precari) sono costretti a ritmi elevati che non permettono una seria cura del cibo; non esistono controlli degni di questo nome da parte delle amministrazioni.

Questo è il libero mercato: la logica del profitto a spese della salute dei bambini, degli anziani, dei cittadini tutti. Insomma, se privato è bello, lo è solo per Albertini e i suoi amici della Confindustria.

vertenza mansioni superiori

IL COMUNE COSTRETTO A RICONOSCERE I NOSTRI DIRITTI

ecco l’ultima busta paga di un 4°livello dell’Autoparco

Dopo varie azioni di lotta e protesta, scioperi bianchi e occupazioni degli uffici, il comitato di lotta ha avviato in tribunale le cause per il riconoscimento economico delle mansioni superiori svolte per un centinaio di lavoratori.

Nel mese di giugno – luglio si sono tenute le prime udienze: segnaletica (21 giugno) biblioteca Sormani e Pompeo Leoni (5 luglio).

Durante l’udienza della vertenza per l’Autoparco (Pompeo Leoni), l’avvocato del comune di Milano ha avanzato una proposta di conciliazione, dichiarando che l’amministrazione si impegnava a riconoscere le mansioni superiori per i lavoratori ricorrenti, concedendo gli arretrati per tutto il 1999 e fino a soluzione della vertenza, in attesa del nuovo inquadramento professionale.

I lavoratori interessati si sono riservati decidere se accettare la conciliazione o proseguire nella vertenza.

Intanto, nel mese di luglio tutti i lavoratori dell’Autoparco di 3° e 4°livello (anche chi non aveva fatto la causa) si sono trovati in busta paga il riconoscimento delle mansioni superiori a partire dal gennaio ’99: in totale, oltre 2.600.000 lire lorde. Sono stati esclusi dal pagamento degli arretrati solo 5 lavoratori di 3°livello, per i quali sarà il giudice a decidere.

Ne escono invece beffati i lavoratori di 6°livello, ai quali sono state tolte le facienti funzioni che prendevano precedentemente. Anche questi lavoratori stanno pensando di ricorrere al tribunale per risolvere la questione.

Insomma, a noi pare il caso di ripeterlo: la lotta paga!

I prossimi appuntamenti in tribunale:

 

IN AFFITTO E A TERMINE, PRECARI DI STATO

il lavoro interinale entra ufficialmente nel pubblico impiego.

è Ed ecco qui il nuovo accordo d’agosto!

Il 9 agosto Cgil Cisl Uil hanno firmato l’accordo che autorizza il ricorso al lavoro in affitto nella sanità, nei ministeri, negli enti locali.

Con la flessibilità aumentano anche i costi: infatti, il paradosso è che con l’accordo l’amministrazione pubblica non risparmierà una lira: il ricorso al lavoro in affitto costa il 30% in più del costo di un lavoratore "normale". Si spenderanno cioè più soldi per avere servizi peggiori, aggravando le condizioni di lavoro, precarizzando un esercito di giovani.

150 mila i contratti autorizzati con questo accordo (il 7% del totale dei dipendenti pubblici assunti con contratto a tempo indeterminato); salvo, neanche a dirlo, la possibilità di accordi specifici nei singoli settori e perciò di deroghe all’accordo appena siglato.

In teoria gli ingaggi (tutti a tempo determinato, da pochi giorni a qualche mese) non dovranno rispondere alla mancanza di personale (per altro ormai endemica nel settore pubblico). L’esperienza del settore privato insegna che il lavoratore in affitto viene comunemente usato per evitare assunzioni a tempo indeterminato.

 

 

 

è Scheda

Il lavoro in affitto costituisce ormai la principale forma "contrattuale": nei primi 6 mesi del 2000 gli ingaggiati sono stati oltre 300 mila: il 70% assunti per svolgere mansioni manuali e inquadrati ai livelli salariali più bassi.

Dalla società interinale Manpower si apprende che in un anno, dal ’99 al 2000 il numero dei lavoratori in affitto passerà da 250 mila a 700 mila.

Negli ultimi anni il 90% dei nuovi contratti di lavoro dipendente stipulati nel nostro paese è precario, a tempo determinato, in affitto.

Per non parlare dei parasubordinati – autonomi solo a chiacchiere – che secondo alcune stime superano il milione e mezzo e, naturalmente, dei lavoratori in nero sempre in aumento.

E pensare che l’alibi che spinge i sindacati confederali ad accettare livelli sempre crescenti di precarizzazione è "l’esigenza di fare emergere il lavoro nero" (sic!).

un invito urgente e importante!

Il comitato di lotta proporrà nei prossimi mesi alcuni corsi di formazione su argomenti che ogni lavoratore dipendente, pubblico o no, deve conoscere bene.

Il primo corso in programma, inizia in questi giorni. Qui sotto alcuni dettagli utili per decidere la propria partecipazione.

corso sulla

STRUTTURA DEL SALARIO

Sono previste 5 lezioni:

  1. come si determina il prezzo della forza lavoro
  2. salario nominale / salario reale
  3. rapporto tra salario, prezzo, profitto
  4. composizione della busta paga
  5. lettura e analisi della propria busta paga

Le lezioni si terranno indicativamente il 1° e il 3° sabato dei mesi di settembre, ottobre e novembre 2000, presso il centro di iniziativa proletaria "G. Tagarelli" a Sesto S. Giovanni – in via Magenta 88 – tel 0226224099.

Incontro di apertura: sabato 9 settembre alle ore 15. Comunicare tempestivamente la propria iscrizione.

è Insomma, di male in peggio!

Come un’onda irrefrenabile il lavoro in affitto sommerge tutto il lavoro dipendente e, con esso, ogni residuo diritto di stabilità e sicurezza.

Ora tocca al pubblico impiego: avremo infermieri, insegnanti, pompieri a termine.

Così accanto alla precarietà del lavoratore si affiancherà quella dell’utente, cui sarà offerto un servizio fornito da chi già sa che presto il proprio ingaggio scadrà.

Come un prodotto alimentare, alcune centinaia di migliaia di dipendenti pubblici entreranno in ospedali, scuole, mense scolastiche, uffici marchiati con la data di scadenza; e quel timbro peserà sulle loro giornate e inciderà sulle loro prestazioni.

I sindacati confederali in nome dell’occupazione, della flessibilità e della concertazione hanno voluto ignorare l’esperienza reale del lavoro in affitto, il fatto che esso abbia prodotto una condizione di precarietà diffusa, che sia stato applicato sempre più alle basse qualifiche, il suo essere diventato strumento sostitutivo di occupazione stabile.

L’ideologia della flessibilità si è tradotta in una crescente precarizzazione del lavoro, in un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, in una dilagante insicurezza dei più giovani, a grave scapito anche dell’utenza.

il comitato di lotta dei lavoratori del comune di Milano si riunisce il martedì alle ore 17

presso il consiglio di sede RSU di via Larga (4° piano): anche tu puoi partecipare!

f.i.p. / collettivo "Prendiamo la Parola" / tel+fax 02 26224099 (chiamate urgenti 0339 6855183)

sito Internet: www.comunedimilano.org / posta elettronica: RedazionePLP@ComunediMilano.org